1940
Franco Vimercati nasce il 16 dicembre a Milano. Sino al termine della Seconda guerra mondiale, vivrà l'esperienza dello sfollamento da Milano bombardata dalle truppe alleate.
1954
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, seguendo i corsi serali. Contestualmente frequenta le gallerie d’arte milanesi e il bar Jamaica, luogo d’incontro di artisti ed intellettuali.
Di lì a poco realizzerà i suoi primi lavori pittorici ispirandosi all’Informale; a seguire creerà opere basate sul recupero dell’oggetto.
1959
Consegue il diploma presso l’Accademia di Brera.
1960
Una sua opera pittorica viene accettata al Premio San Fedele, prestigioso evento dedicato ai giovani artisti al di sotto dei 35 anni.
1961
Riceve l’invito di Guido Le Noci a partecipare al XII Premio internazionale Lissone; presenterà un’opera basata sul recupero dell’oggetto. Con un’altra opera dello stesso tipo sarà nuovamente al Premio San Fedele.
1962
Assolve il servizio militare. Al ritorno viene assunto come grafico pubblicitario in un piccolo studio.
1965
Decide di mettersi in proprio, aprendo uno studio di grafica presso il proprio appartamento. Questa attività gli permetterà di avere i primi contatti con il mondo della fotografia; inizia a studiarne la tecnica e la storia e a realizzare i primi esperimenti.
1968
Il 29 febbraio si sposa con Bruna, che rimarrà al suo fianco fino alla sua morte.
1972
Conosce Ugo Mulas che, già molto malato, gli illustrerà il suo lavoro; inoltre lo introdurrà all’opera dei fotografi americani Diane Arbus, Lee Friedlander e Robert Frank, ancora poco noti in Italia.
1973
Realizza il suo primo lavoro fotografico. Si tratta di 38 fotografie in bianco e nero che ritraggono gli abitanti di un paese delle Langhe, luogo della campagna piemontese in cui Franco già da alcuni anni trascorre le vacanze estive. L’opera viene esposta presso la Biblioteca Luigi Einaudi di Dogliani.
1974
Il ciclo di ritratti viene pubblicato, a cura di Luigi Carluccio, nel volume Sulle Langhe corredato da un saggio di Davide Lajolo. Si interessano al suo lavoro Paolo Fossati e Arturo Carlo Quintavalle. Quest’ultimo seleziona dodici fotografie delle Langhe per la collezione del dipartimento fotografico del Museum of Modern Art di New York. Franco realizza Un minuto di fotografia: tredici fotografie di una sveglia, uno scatto ogni 5 secondi, che registrano lo scorrere di un minuto.
1975
Il 22 luglio nasce il suo primo e unico figlio, Martino. Realizza una sequenza di trentasei fotografie in bianco e nero che rappresentano trentasei diverse bottiglie di acqua minerale della stessa marca. Le riprese presentano un’inquadratura pressoché identica, si distinguono tra loro solo per le piccole differenze che esistono tra le bottiglie (posizione dell’etichetta, usura del vetro, livello dell’acqua, ecc.). L’intera serie viene mostrata a Modena, presso la Galleria Civica di Arte Moderna; il catalogo avrà un saggio di Paolo Fossati. A seguire Franco scatta sei fotografie nelle quali sono ritratte alcune piastrelle del pavimento di una stanza della sua abitazione. Sino al 1977 continuerà a sviluppare la propria opera attraverso sequenze di immagini che rappresentano oggetti tra di loro molto simili: sei fogli di carta carbone, dodici cartoni del latte, sei tele da pittore intonse, sei listelli di parquet...
1976
Le bottiglie di acqua minerale, le piastrelle e le tele vengono esposte presso la Galleria Martano a Torino.
1977-79
Franco radicalizza ulteriormente la propria ricerca, iniziando a lavorare con sequenze di riprese dello stesso oggetto: sei immagini di un dipinto, sette di una fruttiera, sette di una moka, sei di una zuppiera... Dopo aver disposto l’oggetto, ogni fotografia della sequenza viene effettuata come se fosse la prima: il cavalletto viene piazzato e l’immagine scattata; dopodiché il cavalletto viene smontato e il processo si ripete da capo per un numero di volte pari alla numerosità prescelta per la serie.
1980-81
Si dedica ad una nuova sequenza, quattordici foto- grafie in bianco e nero ritraenti una brocca di ottone. In questa occasione sperimenta con dinamicità le possibilità espressive dell’inquadratura, del formato di stampa, delle ambientazioni e, per la prima volta, della sfocatura. Nel 1981 l’opera viene esposta presso lo Studio Marconi a Milano.
1982
Porta a termine una sequenza di sei fotografie rappresentati una vaso di ceramica con decori.
1983
Realizza una serie di tre fotografie che ritraggono una composizione di fiori. Si apre il ciclo della zuppiera. L’oggetto, una piccola terrina lasciata dai vecchi proprietari nell’appartamento in cui Franco è andato ad abitare, diventa l’unico soggetto che l’artista fotograferà per circa un decennio. Dal 1983 al 1987 verranno proposte sequenze di sei immagini ciascuna; a seguire, con diversa intensità di produzione sino al 1992, verranno scattate numerose fotografie singole. Un centinaio di immagini ognuna delle quali si distingue dalle altre per piccole o grandi differenze relative alla posizione della luce, alla messa a fuoco, all’inquadratura. Una grande mostra di tutte le immagini del ciclo, in un allestimento scenograficamente perfetto, a luce naturale, ha avuto luogo nel 2014 presso le Collezioni d’Arte Statali di Dresda (Staatliche Kunstsammlungen Dresden, SKD) a cura di Wolfgang Scheppe.
1984
Espone presso lo Studio Marconi a Milano e presso la Galleria dell’Immagine, Palazzo Gambalunga, Rimini; i saggi in catalogo saranno rispettivamente di Paolo Fossati e di Luigi Ghirri.
1991
La Galleria Milano a Milano e la Galleria Martano a Torino ospiteranno una mostra interamente dedicata al ciclo della zuppiera. Il saggio in catalogo è scritto da Daniela Palazzoli.
1992
Si chiude il ciclo della zuppiera.
1994
Franco realizza un trittico che rappresenta un vaso bianco di ceramica in tre differenti situazioni di luce.
1995
Inizia il ciclo delle fotografie che ritraggono oggetti di uso quotidiano così come il processo fotografico li restituisce nella camera, vale a dire capovolti. Raffaella Cortese inaugura il proprio spazio espositivo a Milano con una mostra retrospettiva sull’opera di Franco.
1996
Continuando la riflessione sulla fotografia “rovesciata”, dopo i primi scatti a fuoco, l’approccio si estremizza ulteriormente evitando la fase di messa a fuoco: gli oggetti vengono restituiti sfuocati o addirittura, eliminando l’obbiettivo, immortalati mediante il semplice utilizzo del foro stenopeico, pura luce che impressiona la lastra. Caterina Fossati ospita una mostra personale nel proprio spazio espositivo a Torino. Paolo Fossati scriverà il saggio in catalogo. Giuseppe Panza di Biumo si interessa al suo lavoro; si instaurerà un duraturo rapporto di amicizia.
1997
Chiude il ciclo delle “rovesciate”, di circa cinquanta fotografie, con un insieme di scatti di nuovo a fuoco. La Galleria Monica De Cardenas a Milano dedica una mostra alla fotografie “capovolte”. Il catalogo sarà corredato da un saggio di Marco Meneguzzo. Franco chiude l’attività di graphic designer.
1998
Riceve l’invito a partecipare con le fotografie “rovesciate” all’XI Biennale dell’Arte di Sydney, in Australia; il titolo dell’evento è Every Day. Espone in una mostra personale a Basilea presso Galerie Elisabeth Kaufmann. Franco ritorna a realizzare foto “diritte” di oggetti quotidiani: l’attenzione è ora concentrata sulla dimensione degli stessi; si avranno una ventina ampie stampe con l’oggetto, più grande del reale, che arriva a toccare i bordi dell’immagine.
1999
Ancora studio sulle dimensioni dell’immagine: ora le fotografie riproducono l’oggetto più piccolo del reale; le stampe sono minute. Realizza le esposizioni multiple: una serie di cinque fotografie ognuna delle quali è la stampa di un negativo impressionato più volte dall’immagine di un calice. Un ritorno al concetto di sequenza, con un approccio nuovo e sperimentale.
2000
Franco fotografa un trittico che ritrae una piccola lattiera in diverse posizioni nello spazio. Seguirà un dittico con lo stesso soggetto, che però si fa più scuro e più vicino ai margini; l’immagine diventa più piccola. L’ultima opera lasciata dall’artista è una singola fotografia della stessa lattiera che, capovolta, tende a dissolversi nel fondo nero; le dimensioni della stampa sono ancora più piccole. Inizia a progettare una mostra presso San Fedele Arte, a Milano. Verrà allestita postuma, nel gennaio 2002, a cura di Elio Grazioli. Sul finire dell’anno compaiono i primi sintomi di una grave malattia.
2001
Per una improvvisa complicanza della malattia, muore il 18 aprile a Milano. Alla figura ed all’opera di Franco Vimercati saranno dedicate importanti mostre antologiche fra cui quella organizzata, nel 2008, presso la Collezione Panza a Varese, e, nel 2012, quella presso Palazzo Fortuny a Venezia, quest’ultima accompagnata dalla pubblicazione della prima monografia sull’artista.
1940
Franco Vimercati nasce il 16 dicembre a Milano.
Sino al termine della Seconda guerra mondiale, vivrà
l'esperienza dello sfollamento da Milano bombardata
dalle truppe alleate.
1954
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera,
seguendo i corsi serali. Contestualmente frequenta
le gallerie d’arte milanesi e il bar Jamaica, luogo
d’incontro di artisti ed intellettuali.
Di lì a poco realizzerà i suoi primi lavori pittorici
ispirandosi all’Informale; a seguire
creerà opere basate sul recupero dell’oggetto.
1959
Consegue il diploma presso l’Accademia di Brera.
1960
Una sua opera pittorica viene accettata al Premio
San Fedele, prestigioso evento dedicato ai giovani
artisti al di sotto dei 35 anni.
1961
Riceve l’invito di Guido Le Noci a partecipare al XII
Premio internazionale Lissone; presenterà un’opera
basata sul recupero dell’oggetto. Con un’altra
opera dello stesso tipo sarà nuovamente al Premio
San Fedele.
1962
Assolve il servizio militare. Al ritorno viene assunto
come grafico pubblicitario in un piccolo studio.
1965
Decide di mettersi in proprio, aprendo uno studio di
grafica presso il proprio appartamento. Questa
attività gli permetterà di avere i primi contatti con il
mondo della fotografia; inizia a studiarne la tecnica
e la storia e a realizzare i primi esperimenti.
1968
Il 29 febbraio si sposa con Bruna, che rimarrà al suo
fianco fino alla sua morte.
1972
Conosce Ugo Mulas che, già molto malato, gli
illustrerà il suo lavoro; inoltre lo introdurrà all’opera
dei fotografi americani Diane Arbus, Lee Friedlander
e Robert Frank, ancora poco noti in Italia.
1973
Realizza il suo primo lavoro fotografico. Si tratta di
38 fotografie in bianco e nero che ritraggono
gli abitanti di un paese delle Langhe, luogo della
campagna piemontese in cui Franco già da alcuni
anni trascorre le vacanze estive.
L’opera viene esposta presso la Biblioteca Luigi
Einaudi di Dogliani.
1974
Il ciclo di ritratti viene pubblicato, a cura di Luigi
Carluccio, nel volume Sulle Langhe corredato da un
saggio di Davide Lajolo.
Si interessano al suo lavoro Paolo Fossati
e Arturo Carlo Quintavalle. Quest’ultimo seleziona
dodici fotografie delle Langhe per la collezione
del dipartimento fotografico del Museum of Modern
Art di New York.
Franco realizza Un minuto di fotografia: tredici
fotografie di una sveglia, uno scatto ogni 5 secondi,
che registrano lo scorrere di un minuto.
1975
Il 22 luglio nasce il suo primo e unico figlio, Martino.
Realizza una sequenza di trentasei fotografie in
bianco e nero che rappresentano trentasei diverse
bottiglie di acqua minerale della stessa marca.
Le riprese presentano un’inquadratura pressoché
identica, si distinguono tra loro solo per le piccole
differenze che esistono tra le bottiglie (posizione
dell’etichetta, usura del vetro, livello dell’acqua,
ecc.). L’intera serie viene mostrata a Modena, presso
la Galleria Civica di Arte Moderna; il catalogo avrà
un saggio di Paolo Fossati.
A seguire Franco scatta sei fotografie nelle quali
sono ritratte alcune piastrelle del pavimento di una
stanza della sua abitazione.
Sino al 1977 continuerà a sviluppare la propria opera
attraverso sequenze di immagini che rappresentano
oggetti tra di loro molto simili: sei fogli di carta
carbone, dodici cartoni del latte, sei tele da pittore
intonse, sei listelli di parquet...
1976
Le bottiglie di acqua minerale, le piastrelle e le tele
vengono esposte presso la Galleria Martano a Torino.
1977-79
Franco radicalizza ulteriormente la propria ricerca,
iniziando a lavorare con sequenze di riprese dello
stesso oggetto: sei immagini di un dipinto, sette di
una fruttiera, sette di una moka, sei di una zuppie-
ra... Dopo aver disposto l’oggetto, ogni fotografia
della sequenza viene effettuata come se fosse
la prima: il cavalletto viene piazzato e l’immagine
scattata; dopodiché il cavalletto viene smontato e il
processo si ripete da capo per un numero di volte
pari alla numerosità prescelta per la serie.
1980-81
Si dedica ad una nuova sequenza, quattordici foto-
grafie in bianco e nero ritraenti una brocca di ottone.
In questa occasione sperimenta con dinamicità le
possibilità espressive dell’inquadratura, del formato
di stampa, delle ambientazioni e, per la prima volta,
della sfocatura.
Nel 1981 l’opera viene esposta presso lo Studio
Marconi a Milano.
1982
Porta a termine una sequenza di sei fotografie rap-
presentati una vaso di ceramica con decori.
1983
Realizza una serie di tre fotografie che ritraggono
una composizione di fiori.
Si apre il ciclo della zuppiera. L’oggetto, una piccola
terrina lasciata dai vecchi proprietari nell’apparta-
mento in cui Franco è andato ad abitare, diventa
l’unico soggetto che l’artista fotograferà per circa un
decennio.
Dal 1983 al 1987 verranno proposte sequenze di sei
immagini ciascuna; a seguire, con diversa intensità
di produzione sino al 1992, verranno scattate
numerose fotografie singole. Un centinaio di immagini
ognuna delle quali si distingue dalle altre per
piccole o grandi differenze relative alla posizione
della luce, alla messa a fuoco, all’inquadratura.
Una grande mostra di tutte le immagini del ciclo, in
un allestimento scenograficamente perfetto, a luce
naturale, ha avuto luogo nel 2014 presso le
Collezioni d’Arte Statali di Dresda (Staatliche Kunst-
sammlungen Dresden, SKD) a cura di Wolfgang
Scheppe.
1984
Espone presso lo Studio Marconi a Milano e presso
la Galleria dell’Immagine, Palazzo Gambalunga,
Rimini; i saggi in catalogo saranno rispettivamente
di Paolo Fossati e di Luigi Ghirri.
1991
La Galleria Milano a Milano e la Galleria Martano a
Torino ospiteranno una mostra interamente dedicata
al ciclo della zuppiera. Il saggio in catalogo è scritto
da Daniela Palazzoli.
1992
Si chiude il ciclo della zuppiera.
1994
Franco realizza un trittico che rappresenta un vaso
bianco di ceramica in tre differenti situazioni di luce.
1995
Inizia il ciclo delle fotografie che ritraggono oggetti
di uso quotidiano così come il processo fotografico
li restituisce nella camera, vale a dire capovolti.
Raffaella Cortese inaugura il proprio spazio
espositivo a Milano con una mostra retrospettiva
sull’opera di Franco.
1996
Continuando la riflessione sulla fotografia “rovescia-
ta”, dopo i primi scatti a fuoco, l’approccio si
estremizza ulteriormente evitando la fase di messa
a fuoco: gli oggetti vengono restituiti sfuocati
o addirittura, eliminando l’obbiettivo, immortalati
mediante il semplice utilizzo del foro stenopeico,
pura luce che impressiona la lastra.
Caterina Fossati ospita una mostra personale nel
proprio spazio espositivo a Torino. Paolo Fossati
scriverà il saggio in catalogo.
Giuseppe Panza di Biumo si interessa al suo lavoro;
si instaurerà un duraturo rapporto di amicizia.
1997
Chiude il ciclo delle “rovesciate”, di circa cinquanta
fotografie, con un insieme di scatti di nuovo a fuoco.
La Galleria Monica De Cardenas a Milano dedica una
mostra alla fotografie “capovolte”. Il catalogo
sarà corredato da un saggio di Marco Meneguzzo.
Franco chiude l’attività di graphic designer.
1998
Riceve l’invito a partecipare con le fotografie
“rovesciate” all’XI Biennale dell’Arte di Sydney, in
Australia; il titolo dell’evento è Every Day.
Espone in una mostra personale a Basilea presso
Galerie Elisabeth Kaufmann.
Franco ritorna a realizzare foto “diritte” di oggetti
quotidiani: l’attenzione è ora concentrata
sulla dimensione degli stessi; si avranno una ventina
ampie stampe con l’oggetto, più grande del reale,
che arriva a toccare i bordi dell’immagine.
1999
Ancora studio sulle dimensioni dell’immagine:
ora le fotografie riproducono l’oggetto più piccolo
del reale; le stampe sono minute.
Realizza le esposizioni multiple: una serie di cinque
fotografie ognuna delle quali è la stampa di un
negativo impressionato più volte dall’immagine di un
calice. Un ritorno al concetto di sequenza, con un
approccio nuovo e sperimentale.
2000
Franco fotografa un trittico che ritrae una piccola
lattiera in diverse posizioni nello spazio.
Seguirà un dittico con lo stesso soggetto, che però
si fa più scuro e più vicino ai margini; l’immagine
diventa più piccola.
L’ultima opera lasciata dall’artista è una singola
fotografia della stessa lattiera che, capovolta,
tende a dissolversi nel fondo nero; le dimensioni
della stampa sono ancora più piccole.
Inizia a progettare una mostra presso San Fedele
Arte, a Milano. Verrà allestita postuma, nel gennaio
2002, a cura di Elio Grazioli.
Sul finire dell’anno compaiono i primi sintomi di una
grave malattia.
2001
Per una improvvisa complicanza della malattia,
muore il 18 aprile a Milano.
Alla figura ed all’opera di Franco Vimercati saranno
dedicate importanti mostre antologiche fra cui quella
organizzata, nel 2008, presso la Collezione Panza
a Varese, e, nel 2012, quella presso Palazzo Fortuny
a Venezia, quest’ultima accompagnata dalla
pubblicazione della prima monografia sull’artista.